Prefazione Franco Fontana
Da almeno dieci anni, seguo con interesse crescente, l’opera fotografica e di testimonianza-documentazione di Alex Mezzenga. L’ho conosciuto, appunto dieci anni fa: partecipava ad uno dei corsi che dirigevo.
Da allora,con il consenso unanime della giuria vinse con il suo porfolio il Premio Le Logge al Toscana Foto Festival di Massa Marittima. Ha tenuto mostre personali in Italia e all’estero soprattutto, è maturato come fotografo , sempre sensibile all’impegno civile, alla denuncia delle miserie e delle violenze che caratterizzano il nostro tempo. Ha collaborato e collabora con prestigiosi periodici (tra gli altri, “L’Espresso” ). Ha tenuto e tiene corsi, a sua volta, convinto che, oltre a trasmettere tecnica, ispirazione creativa ed emozioni, agli altri, un bravo maestro, da maieuta, si arricchisce con la frequentazione e la conoscenza degli altri.
E’ via via cresciuto come uomo libero-autonomo, ha intensificato la sua voglia di vivere, di creare.
Oggi, ci regala il suo primo libro fotografico. E’ un affascinante, coinvolgente libro di reportage, che testimonia e denuncia alcuni dei mali del nostro tempo.
Suddiviso in dodici capitoli le immagini sono a colori per nove capitoli-testimonianze e in bianco e nero per tre reportage di denuncia-testimonianza (“Plaza 20 de Julio”,“Le Facce Scoperte di Tor Bella Monaca”, “La nevicata del 12”).
Tutte, comunque, sono all’insegna della vita, dell’attualità. Perché Alex sa cogliere i momenti della vita, che testimonia e denuncia attraverso un linguaggio, una scrittura che non è solo cronaca, ma nasce da una profonda e spontanea riflessione interiore sulla fotografia come espressione creativo-artistica, come comunicazione e come impegno civile.
Le sue immagini ci ricordano il linguaggio spesso visionario, la scrittura del realismo magico, e ci ricordano le migliori pagine di scrittori come Dino Buzzati, Gianni Celati, Gadda, o come l’emiliano Ermanno Cavazzoni,i e il grande regista visionario Federico Fellini.
Per cui, anche le sue creazioni dedicate alla vita quotidiana, ai momenti di lavoro, come a quelli di gioia, di festa e a quelle (che sono la stragrande maggioranza) dedicate alla testimonianza-denuncia delle miserie, della drammaticità della violenza, delle guerre in Medio Oriente, come al confine libano-israeliano, sono realisticamente magiche, spesso visionarie. Non concedono nulla alla retorica, ma sono all’insegna della presenza-evanescenza, con immagini di visi, di persone che si sovrappongono, sfumando, ai paesaggi, ai cartelli icone. Mi riferisco, in particolare, alle foto-denuncia de “I Fantasmi di Ground Zero”, di “Bagdad:storie di ordinaria quotidianità”, di “Focus in Beirut” , via via fino a “Solo a Londra”, sui cumuli di macerie, sulla desolazione-miseria, sui drammi umani , con anche i bambini martoriati e sofferenti, bucano la scena e prevalgono , sugli sfondi, sui paesaggi sfumati, i visi, i volti, la focalizzazione delle persone, dei bambini soprattutto, con i loro occhi intensi, gli sguardi profondi, che esprimono sorpresa, paura, terrore, dubbi, incertezza ma anche gioia, speranza. Quella speranza che, insieme al coraggio (Papa Francesco invita a “non avere paura”), traspare dalle fotografie dedicate al volontariato, all’ “Italian Red Cross” , all’Ospedale da campo, a Bagdad, nelle fotografie dedicate alla “Guardia indigena”, dove gli indigeni Nasa, rifiutando la violenza, hanno scelto la pace e si sono organizzati attraverso un sistema di vigilanza comunitaria e di autodifesa. I loro ritratti ci ricordano i gloriosi samurai giapponesi, nella loro ieraticità, determinazione, sicurezza nel loro valori di pace, di non violenza (anche se i samurai erano terribili guerrieri). Quella speranza che ci proviene dalle suggestive fotografie dedicate al quartiere degradato di Roma, Tor Bella Monaca, dove, però, si è formato e vive un gruppo di ragazzi, che rifiutano la violenza, non vogliono abbattere il quartiere ma, piuttosto, si impegnano per riqualificarlo, perché sono convinti che anche lì sia possibile avere, anche attraverso musica e canzoni Rap, che compongono e cantano, realizzare i proprio sogni.
In molte sue immagini, Alex si ispira e ci ricorda grandi pittori. Una citazione su tutte: le fotografie della nevicata a Roma, del 2012, nella loro evanescenza, nel movimento e nella vita che promanano, ci ricordano i dipinti di vita paesana, quotidiana, del fiammingo Brueghel il Vecchio.
Ad maiora Alex! Continua il cammino esprimendoti con l’ispirazione creativa che la vita ti porta,con coraggio,onestà e quell’entusiasmo per continuare a testimoniare le tue verità !
Franco Fontana 2013